Intervista a Cristina D'Avena
Non ha bisogno di presentazioni. Di lei sappiamo tutto quello che c'è da sapere! Abbiamo "provato" a porle delle domande che non sempre le sono state fatte... e speriamo di esserci riusciti in qualche modo. Cristina D'Avena ha risposto alle domande di Testi Sigle Cartoni.
Sembra che finalmente siamo alla fine di questa pandemia e che adesso si stia tornando verso la normalità. Oltre alle nuove date per i live, ci sono progetti ai quali stai lavorando?
Sì, tanti live e tanta musica senz'altro. Ho anche un po' di idee anche a livello televisivo. Mi sto muovendo con molta cautela perchè in questo lockdown abbiamo pensato tanto e abbiamo tirato fuori dal cilindro tante idee nuove, tante canzoni nuove, tanta musica nuova. Però siccome siamo tanti, dobbiamo cercare di tirare fuori le scelte migliori e proporre le cose migliori. E questo sto facendo anche io, con progetti sia musicali che non. Ho delle riunioni proprio in questi giorni, ma siamo ancora a livello embrionale.
Nella tua carriera hai lavorato con molti autori e arrangiatori: com'è stato il primo approccio con loro? Ci sono mai state delle difficoltà iniziali?
Caratterialmente sono una persona molto tranquilla, molto curiosa e aperta a collaborazioni nuove. Quando ho conosciuto maestri e autori nuovi che mi hanno proposto sigle, e con i quali poi sono andata in sala a registrare, è sempre stato un approccio molto tranquillo, solare e positivo, proprio perchè io ho questo tipo di approccio. Mi piace sentire tutto, sperimentare. Ovviamente mi devono piacere le cose, però non sono schizzinosa.
Ad esempio gli inizi con autori come Augusto Martelli o Carmelo Carucci, saranno stati diversi.
All'inizio, quando ho cominciato a cantare da sola, fuori dal Piccolo Coro dell'Antoniano, è stato abbastanza pesante, perchè io avevo sempre davanti a me la signorina Mariele che mi trasmetteva molta sicurezza. Quando in sala, invece, ho iniziato a cantare, mi trovai da sola davanti al microfono e quindi dovevo prendere io le decisioni. Quindi all'inizio fu abbastanza dura, però piano piano poi mi sono abituata.
Durante le sessioni di registrazione ci sono stati momenti in cui con il compositore siete andati fuori dagli schemi decisi dal produttore?
Qualche modifica sì, certo, e moltissime improvvisazioni. Alessandra dava il suo input, poi io davanti al microfono trasmettevo la mia personalità e ci mettevo del mio. Quindi a volte si discuteva su come sentissi io quel determinato brano e come invece l'avrebbe voluta lei. Però devo dire che siamo andati sempre molto d'accordo perchè da parte di entrambe c'è sempre stata moltissima fiducia reciproca.
Ricordo che Carmelo Carucci disse che in certi brani voleva degli incisi "lineari", invece poi tu inserivi dei ghirigori vocali.
Sì certo, anche il "singhiozzo", che è una cosa mia. A volte non me ne accorgo neanche quando li faccio. Ho sempre dato la mia impostazione, ma poi mettevo la mia interpretazione caratteriale, la mia positività e allegria che trasmettevo durante il canto.
Alessandra Valeri Manera: più di 20 anni di collaborazione e amicizia. Ci sono mai state piccole divergenze sulle produzioni discografiche? Come idee abbandonate, progetti rivisitati...
Sempre! Sempre.. Qualunque prodotto discografico abbiamo fatto uscire ci siamo sempre confrontate. Lei pensava in un modo, io in un altro. Lei diceva "No, questo pezzo non va bene", io "ma perchè, a me questo pezzo piace da morire", "no, perchè secondo me invece va bene quest'altro". E alla fine vinceva lei. Ma perchè aveva proprio ragione! Era molto tecnica, era ed è tutt'ora molto brava. Ti ripeto, alla base di tutto c'è sempre la grande fiducia. Se c'è con i tuoi collaboratori, e anche da parte sua nei miei confronti, è normale che tutto diventa molto più semplice. E se ci sono delle divergenze trovi sempre un accordo, perchè ci si fida.
Anche con Paolo Paltrinieri ci sono state produzioni nuove, come le ristampe di album per la prima volta stampate su CD.
Con Paolo abbiamo fatto moltissime cose insieme, una persona e un lavoratore molto bravo. Sai, quello dei cartoon è un mondo bello complesso, con tantissime sfaccettature. A cominciare dalle scritture per le canzoni, della musica. Non è così semplice, immediato e veloce come si potrebbe pensare.
La composizione di una sigla è alla fine, comunque, una canzone. Che sia inserita nel contesto delle sigle non la fa diventare una canzone diversa dalle altre.
Certo! E' una sigla, perchè lo è, ma è una canzone a tutti gli effetti. Quando scrivi il testo di una sigla devi comunque andarti a vedere il cartone, capire la storia.
Bisogna essere un po' psicologo per capire il personaggio, la storia, l'ambientazione, quello che puoi trasmettere a chi ascolta.
Bravo, devi proprio entrare nel meccanismo. Non è il meccanismo solito che si usa per la canzone pop, tu devi interpretare il personaggio, scrivere la storia leggendoti la sinossi, guardando il cartone, ogni personaggio ti da un'ispirazione diversa.
Ci sei passata anche tu quando hai iniziato a scrivere i testi.
Sì e mi sono divertita, ti dico la verità. Anche le ultime sigle, Tutta d'un fiato e Nel cuore solo il calcio, le ho scritte anche io, insieme agli altri collaboratori.
Non più solo "interprete di sigle", ma autrice, cantautrice e produttrice per gli album Duets.
Guarda, mi sono proprio divertita! Oltre ad essere stato bello, tutti i vari artisti che ne hanno fatto parte sono stati bravissimi e dolcissimi. Hanno capito il mondo del disco, hanno capito tutto e quindi è stato un progetto molto bello e interessante.
Ci fu una canzone che risultò essere difficile da interpretare o che richiese più tempo del solito?
Mah, diciamo che le canzoni composte da Augusto Martelli, che non c'è più ma che ricordiamo con tanto amore, erano belle toste! Mamma mia, mi ricordo ad esempio Lucy (sigla della serie animata Lucy May, ndr) che aveva degli accordi difficilissimi! E mi ricordo che quando andai in sala rimasi a bocca aperta e dissi "ma devo cantarla io??". Erano proprio le primissime sigle, quindi puoi immaginare: io ero piccola, le prime canzoni che andavo a registrare in sala... quindi ero disperata! Ritrovarmi da sola, senza la signorina Mariele. Sì, Lucy May fu una di quelle belle toste.
Poi arrivò Carmelo Carucci.
Arrivò Carucci... un altro bel Maestro eh! Ma devo dire che non mi è mancato nulla e non mi manca nulla. Ogni Maestro, come Massimiliano Pani, il figlio di Mina, che ha scritto tra le altre Siamo fatti così (esplorando il corpo umano), quando la cantiamo è ancora bellissima!
Massimiliano Pani, che ho intervistato, ricordò che il brano fu registrato in tre sessioni. Per lui il prodotto andava bene così, senza lavori aggiuntivi.
E' vero! Io sono abbastanza veloce quando incido, ti dico la verità. Lo sono sempre stata. A me arrivava il testo al mattino, lo imparavo in studio e poi registravo.
Ti ricordi cosa provasti quando ti dissero di aver vinto il tuo primo Disco d'Oro?
Cosa abbiamo provato tutti! Quando arrivai con Canzone dei Puffi è stato bellissimo, ci siamo tutti molto emozionati perchè era la nostra prima esperienza. Una cosa che io non avrei mai pensato. Agli inizi dovevo cantare una sigla e basta, poi arrivai a cantarne dieci, tra cui Canzone dei Puffi, e arrivò il Disco d'Oro con 500.000 copie vendute. Un'esperienza bellissima.
Le canzoni da pubblicare negli album vennero scelte su decisione del produttore o a tavolino tra gli addetti al settore?
Dipende.. diciamo che ognuno diceva la sua. Ti dico che quando facevamo le varie raccolte come Fivelandia e Cristina D'Avena e i tuoi amici in TV inserivamo tutte le canzoni dei cartoni che andavano in onda in quel periodo: in autunno per Fivelandia e in primavera per Cristina D'Avena e i tuoi amici in TV. Poi se volevamo inserivamo altri pezzi per arricchire l'album. In primis decideva Alessandra, poi ne parlavamo insieme.
Nel corso di questi anni, tra sigle, telefilm e trasmissioni televisive c'è qualcuno/a con cui sei rimasta tutt'ora in contatto?
Con Pietro Ubaldi tantissimo. Ma anche con alcuni registi come Maurizio Pagnussat, Stefano Vicario - a volte li incontro per strada. Anche con Enrico Beruschi e Margherita Fumero, con Gigi e Andrea (loro poi sono di Bologna, quindi diciamo che siamo amici). Per quanto riguarda i telefilm, Marco Bellavia, ci si incontra volentieri quando ci riusciamo.
A bruciapelo, c'è un ricordo avvenuto in sala di registrazione che ricordi più spesso?
Guarda, sempre la preparazione dei testi. Era proprio un rito: io quando imparo un pezzo sto sempre in piedi, perchè se mi siedo perdo la concentrazione. Imparavo i testi, ascoltavo la canzone, cominciavo a cantarci sopra, mi scrivevo tutti i miei appunti. Poi mi dicevano "ma siediti" e io "no, no, devo restare in piedi". Facevo le prove con il maestro, sempre due o tre. Prendevo la mia acqua, sempre una bottiglia grande. Le mie caramelle, che non devono mai mancare. Mai! La mia penna, che deve essere sempre la stessa e iniziavo a cantare. Ma anche oggi faccio sempre le stesse cose. E questo diciamo che è sempre un ricordo bellissimo, perchè anche quando ero piccola, agli inizi, avevo preso l'abitudine di fare questo. E quando ripenso a tutti i miei ricordi in sala mi viene in mente questo mio rito. Poi altri episodi, come quando amici venivano a farci delle sorprese. Però la mia preparazione è rimasta sempre quella, anche con il susseguirsi degli anni.
Il tuo è un repertorio veramente vasto, tra raccolte, ristampe, edizioni promozionali: ma Cristina D'Avena ha veramente tutte le produzioni nelle quali il suo nome è stato pubblicato?
Purtroppo no... mi dispiace doverlo dire. Alcuni fans hanno veramente tutto. Ad esempio c'è stata l'uscita di un disco che fece uscire R.T.I. un po' di anni fa, a tema natalizio. O altri album in cui è stato pubblicato un mio solo pezzo, li vado a cercare e sfortunatamente non lo trovo. Alcuni fans ce l'hanno, mentre io no.. e questo mi dispiace.
Hai dichiarato di conservare in un magazzino moltissimi oggetti e accessori legati alla tua carriera (tra cui il cavallo a legno con il quale entrasti nella tua prima apparizione allo Zecchino d'Oro nel '68). Ce n'è uno al quale ti senti più legata?
Ce ne sono diversi. Ad esempio alcuni abiti, come quello indossato al Palatrussardi, uno giallo, uno rosso che conservo con molto amore, un paio di stivaletti che indossai in una trasmissione televisiva e al Palatrussardi. Poco tempo fa ho fatto un trasloco e ho ritrovato le lettere dei fans di cui ho dei sacchi pieni. Bellissimi, guarda... Ti dico la verità, adesso con internet mandi le mail e poi è finita. E' triste.
Crioma, oltre ad essere il nome della sua agenzia, è da poco anche un'etichetta musicale. Non avete mai pensato a produzioni limitate, come 45 giri o CD per il tuo sito di shop o per gli iscritti al fanclub?
Devo dire che mi arrivano queste proposte, sarebbe carino. Parliamone.
Terminata la tua esperienza con Mediaset, sembra che tutti ti abbiano voluta: il cinema, la Disney, gli Youtuber, super ospite al Festival di Sanremo. Prima eri vista, forse, come solo interprete di sigle, ora si sono finalmente accorti che sei un'interprete molto versatile.
Ho iniziato con Sanremo e da lì secondo me è arrivato tutto: i doppiaggi e le altre collaborazioni che hai citato. Poi l'aver fatto due album con 32 artisti... ognuno ha interpretato la storia di quei cartoni. Il fatto che Loredana Bertè, Nek, Annalisa, J-Ax abbiano cantato le mie sigle ti fa capire che Cristina non è più soltanto la cantante delle sigle dei cartoni animati, ma una cantante che canta tante altre cose. Quindi dopo Sanremo mi sono capitate tante cose belle.
Dopo poco più di vent'anni sei tornata a lavorare in radio: merito anche del successo del concerto a RTL?
Sì, prima con RTL e adesso con Radio101, con Fernando Proce che adoro, meraviglioso.. Ha un'energia ragazzi.. Una personaggio straordinario, divertentissimo. E' una meravigliosa esperienza. Spero di avere vita lunga in radio e con lui perchè è tutto molto bello.
Nel cuore solo il calcio: già il primo giorno era in vetta alla classifica di ITunes. Un progetto nato per i campionati europei 2021 o il brano, e l'EP, doveva essere un mini monografico a tema?
Noi abbiamo fatto la sigla per la serie di Holly e Benji, che ora si chiama Capitan Tsubasa, Tutta d'un fiato (fino al fischio finale) e tutto è partito da lì. Dopo aver fatto la sigla, abbiamo realizzato l'inedito Nel cuore solo il calcio. L'abbiamo fatto uscire solo adesso, perchè lo scorso anno con la pandemia, non potevamo. E devo dire che sta piacendo moltissimo e ne sono molto contenta.
Grazie ancora Cristina per averci dedicato un po' del tuo tempo
Grazie a te e speriamo di risentirci per i nuovi progetti. Un saluto a tutti gli amici di Testi Sigle Cartoni.
di Massimo Banin
Foto © proprietà Crioma Srl